Essere mamma può essere
un’esperienza sconvolgente, molto diversa da mamma a mamma e soprattutto spesso
molto diversa da quella ci si aspettava, da quelle che ci restituiscono i libri, i film, le riviste patinate...
È un’esperienza che può apparire quasi scontata. L’hanno fatto tutti, l’hanno fatto in tante. Eppure
può essere difficile da comprendere realmente fino a quando non la si sperimenta sulla propria pelle.
La maternità inizia spesso quando ci si confronta con i tempi dei tentativi, con il senso di fallimento e frustrazione che può affiorare quando un figlio non arriva, o non arriva subito o ancora arriva e viene portato via, drammaticamente, troppo presto.
Poi ci sono i mesi della gravidanza, dell’attesa. Mesi in cui
il corpo cambia, la mente cambia, cambia la coppia e spesso
cambia anche la casa che, un pò come simbolo del nostro mondo interno che fa spazio e trova “posto” al bambino che sta arrivando, si prepara, si riempie di oggetti e di preparativi, di confetti.
Tutto diviene attesa: le conversazioni con i parenti e con i conoscenti, le movenze, la scansione delle settimane, dei giorni e delle ore sempre di più mano a mano che la pancia cresce.
Il tempo si distorce e si trasforma: può diventare lento come il passo di un corpo che ne contiene un altro e rapidissimo come la frenesia di una mamma che prepara il nido per accogliere il proprio bambino.
Le relazioni possono modificarsi:
ci si può sentire bambine, protette, coccolate, viziate, limitate nell’autonomia, oppure
donne improvvisamente cresciute o ancora e fortissime o fragilissime, o tutte queste cose insieme.
E poi arriva il momento del travaglio e del parto. I genitori conoscono il proprio piccolo.
La mamma affronta
una sfida potentissima, da cui può uscire sentendosi seppur provata invincibile e trionfante, oppure vulnerabile e sfiancata, più vicina oppure infinitamente lontana dal proprio compagno.
E così le mamme e i papà si trovano a fare spazio al proprio bambino anche nella realtà oltre che nell’immaginazione.
Ciò che prima era fantasia adesso è un piccolo essere umano in carne ossa per molti versi ancora sconosciuto e misterioso, che ha tanti bisogni, che piange senza spiegarne il perché, che porta con se dubbi e notti insonni.
I genitori possono sperimentare il dilemma di
non sapere se si stanno preoccupando troppo oppure non si stanno preoccupando abbastanza.
E intanto venire circondati dai consigli, che hanno il sapore di giudizi, più o meno velati.
In ciascuno di questi momenti, in ciascuna delle diverse sfaccettature di questa storia che varia e che cambia di persona in persona, di cultura in cultura, di tempo in tempo,
c’è sempre una mamma.
Una mamma che fa del proprio meglio.
Una mamma che “presta” e investe il suo corpo e la sua mente nell’accogliere, nutrire, crescere e donare al mondo un nuovo essere umana.
Una mamma che può essere spaventata dalla sola idea di essere madre e tremare all’idea delle giornate da sola con il proprio bambino tra le braccia.
Una mamma che tanto spesso lotta quotidianamente e silenziosamente contro un dito puntato contro, in maniera più o meno diretta, dalla società. Che lotta contro i giudizi, perfino quelli delle altre mamme, contro la stanchezza, le preoccupazioni, la fatica.
E lotta quasi sempre mentre tiene fermo il sorriso tenero sulle labbra sussurrando paroline dolci per il suo piccolo e cantando ninne nanne quando fuori è buio e tutto il mondo dorme, tranne lei.
Ci sono mamme che provano tutte le fatiche del mondo e tutte le emozioni del mondo.
Ci sono mamme che provano emozioni positive e mamme che provano emozioni negative in ciascun momento della loro esperienza di maternità. Mamme che sperimentano così tante emozioni insieme che nemmeno sanno bene definirle a parole.
Mamme che piangono e mamme che sorridono. E mamme che spesso fanno entrambe le cose insieme.
Mamme che si sentono sopraffatte o in una “bolla”, che rende tutto offuscato e irreale, a volte anche lo stesso bambino che stringono tra le braccia.
Mamme che conservano il ricordo di un parto meraviglioso e mamme che giurano che non avranno mai più un altro bambino.
Mamme che fanno scelte molto diverse, senza essere mai sicure e sentendosi quasi sempre in colpa.
L’esperienza della maternità ha
mille sfaccettature e mille, diverse, sono le storie, le esperienze e le emozioni delle mamme.
C’è un messaggio che tuttavia desideriamo lanciare a tutte: nessuna emozione è sbagliata, nessuna mamma è sbagliata, nessuna proprio nessuna.
Ogni mamma ha diritto ad avere sostegno: dal proprio compagno, dalla famiglia, dalla comunità. Ogni mamma ha diritto di stare bene e di crescere il proprio bambino libera dai giudizi, con consapevolezza, con serenità.
Ogni mamma merita di essere rispettata e ringraziata per il grande compito che sta svolgendo non solo per se’ e per la propria famiglia, ma per l’intera umanità.
Cara mamma, anche nei momenti più difficili ricorda che non sei sola.
Tante altre mamme nel mondo, nel tempo, hanno vissuto e stanno vivendo emozioni, esperienze, situazioni simili alle tue.
E
puoi chiedere aiuto, senza paura, senza vergogna, a qualcuno che ti sostenga e che non ti giudichi: il tuo compagno, un’altra mamma, la tua mamma, un familiare, un professionista.
A te la scelta.
Ricorda, solo, che non sei sola.
Noi di PsicoRoma amiamo prenderci cura delle mamme, oltre che dei loro bambini e - naturalmente - anche dei papà!
Se lo desideri,
puoi continuare a seguirci per avere suggerimenti, informazioni e spunti di riflessione con la speranza di restarti delicatamente affianco nello straordinario percorso della tua maternità.